Il diritto alla barzelletta
Terza giornata de Il senso del ridicolo
Ascanio Celestini dice di non sapere raccontare le barzellette, perché non è un tipo entusiasta. In realtà è come quel compagno di banco che al liceo diceva di non aver studiato per una verifica e poi prendeva 9. Infatti le ha sapute raccontare.
Le barzellette sono fatte di stereotipi e oggi è sempre più difficile proporle a un pubblico se si pensa al politically correct, all'appropriazione culturale e in generale al rispetto. Per Celestini, invece, tutti hanno il diritto di raccontare tutto; anzi, più si racconta e meglio è. Non bisogna avere paura della parola, ma più di come la si usa. Infatti dalle barzellette sugli ebrei non c’è voluto molto a passare al “Primo Levi umorista”, definizione del musicologo Massimo Mila spiegata da Marco Belpoliti. Federica Fracassi ha letto con maestria degli estratti dello scrittore-poliedro, esaltando quel modo di guardare alle cose che non è mai tragico, neanche nel periodo più buio del Novecento. La stessa attrice nasconde una vocazione comica nella sua carriera drammatica, rivelata nell’intervista con Sara Chiappori.
Siamo abituati a pensare che il dramma sia più nobile del ridicolo, che infatti solitamente come aggettivo viene utilizzato in senso dispregiativo. Eppure il ridicolo una dignità ce l’ha: è degno di riso. Riso che, come cibo, è tornato nell’intervento di Bruno Gambarotta. L’umorismo è nelle piccole cose quotidiane: dai contorni della mensa Rai di Torino alle stravaganze di moda illustrate da Sofia Gnoli. Nella moda contemporanea, denigrata dalla maggioranza, il ridicolo assume un senso di sfida ai canoni, alle convenzioni. Basti pensare al MET Gala del 2019, in cui il Camp ha invaso le fotografie delle testate giornalistiche di tutto il mondo. Se il camp del Settecento si identificava in Maria Antonietta, nel Novecento diventa Elsa Schiaparelli e oggi Lady Gaga.
Se il ridicolo nella moda è consapevole diventa come il camp deliberato. È come quel concetto che alcuni sociologi come Boorstin hanno chiamato "pseudoavvenimento": una sfida gettata nell'agone culturale, un lancio che si propone come rivoluzionario e innovatore (anche se, come ha detto Rose Bertin - modista di Maria Antonietta - di nuovo nella moda c'è solo quello che abbiamo dimenticato) e che, solitamente, comporta la sottomissione alla dinamica del consumo.
Consumiamo moda, cibo e ironia da quando siamo piccoli. Stefano Bartezzaghi ci ricorda che i bambini ridono per i nonsense, poi crescendo capiscono che il significante fa ridere con un significato. Il senso del ridicolo, invece, negli adulti è visto nel motto solo se è tendenzioso.
Con Matteo Caccia allora ci tendiamo verso le storie livornesi, quelle davvero quotidiane delle persone comuni. Non comici professionisti, ma uomini e donne di tutti i giorni che hanno il diritto di ridere delle loro esperienze, perché ogni storia raccontata sul palco aggiunge un pezzo di realtà.
Filippo Quilghini e Mariavittoria Salucci
Scuola Holden
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Sulla livornesità o livornitudine
Seconda giornata de Il senso del ridicolo
Se la livornesità è un qualcosa che appartiene solo a chi nasce in questa città, la livornitudine è un concetto un po' più raffinato. Come ha spiegato Paolo Virzì, consiste nell'interiorizzare una serie di caratteristiche proprie degli abitanti, prima fra tutte l'ironia, solo entrando in contatto con essi. Anche per Silvio Orlando quando arrivi a Livorno diventi un po' livornese. Se fosse un virus, l'elemento di contagio della livornitudine sarebbe sicuramente la voce di Bobo Rondelli, oggi moderata da Eva Giovannini. Maledetti livornesi! E non solo! Un altro male-detto (nel senso appunto di chi è detto male) è stato Woody Allen, messo a processo da Nadia Terranova. La scrittrice, da sempre appassionata del regista, ha analizzato gli scandali riportati in luce dopo ventidue anni dal Tribunale di Internet. Ma la domanda è: esiste una persona impeccabile? E soprattutto, una persona impeccabile può davvero produrre qualcosa d'interessante? A sfavore di questa tesi si può portare anche l'esempio di Gioachino Belli, raccontato da Filippo Ceccarelli e letto da Stefano Scialanga. A Livorno si respira la livornitudine; a Roma, invece, si incontra lo "spiritaccio". Questo perché il romano è abituato a maneggiare il sacro, esce di casa e vede le rovine del passato. Così è portato a ricordarsi, ogni giorno, che tutto ha una fine e non resta che riderci su. Che cosa hanno in comune queste due personalità comiche? Stefano Andreoli, Marco Ardemagni, Stefano Bartezzaghi e Sara Chiappori hanno tracciato un identikit dell'autore comico sottolineando, loro malgrado, la mancanza di una componente femminile in questo settore. Ma successivamente il pubblico ha riso con due donne, Maria Cassi e Irene Soave, proprio sulle donne: sulla "tronfia", la "zitellona" e alcune norme dei vecchi galatei. Quei libri oggi ci fanno sorridere, ma sono numerosi gli oggetti evidentemente assurdi che ci circondano. Chiara Alessi ce li ha illustrati, raccontandoci di come la loro ergonomia abbia lasciato il posto al ridicolo. Magari qualche designer, dopo questo festival, potrebbe pensare a un oggetto che porti con sé la livornitudine: in fondo, basterebbe progettarlo a Livorno.
Filippo Quilghini e Mariavittoria Salucci
Scuola Holden
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Achille e la tartaruga
Prima giornata de Il senso del ridicolo
Il paradosso di Zenone è semplice. Il filosofo di Elea dimostra che Achille, pur essendo chiamato piè veloce, in un'ipotetica gara contro una tartaruga sarebbe sconfitto. I due sfidanti non si incontreranno mai; allo stesso modo, per Massimo Recalcati, anche l'uomo e la donna non sono fatti per stare insieme. Già qui, nel primo intervento della IV edizione del festival, si respira aria di ridicolo. Il conflitto tra i due generi torna anche nei testi di Achille Campanile, letti da Anna Bonaiuto con un commento di Stefano Bartezzaghi. Ed è assurdo come le dinamiche relazionali descritte in questa giornata, da Socrate e sua moglie alla patata di Volta fino alla cuoca di Molière, siano così autentiche e contemporanee. Potremmo esserne davvero stupiti, ma sappiamo che in principio era il Verbo, e la parola ha sempre accompagnato l'uomo. Che sia la parola-ridicola quella più intrinseca? Che sia il senso del verbo a mantenerne la sua presenza? E la risata, dove si colloca? Sicuramente in un senso ridicolo della parola.
La battuta è il momento in cui Achille realizza di non poter raggiungere la tartaruga e inciampa.
Alla fine è un po' come il tragico che rincorre il comico.
Filippo Quilghini e Mariavittoria Salucci
Scuola Holden
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Un ospite fuori programma, il livornese Paolo Virzì, si aggiunge al ricco programma del Festival
Il livornese Paolo Virzì ha accettato di partecipare al festival intervenendo sabato 28 settembre, alle ore 12.30, in Piazza del Luogo Pio, all'incontro "Maledetti livornesi", con la giornalista Eva Giovannini e il musicista e scrittore Bobo Rondelli, alle prese con la maledizione, la maldicenza e l’illimitata arguzia dell’essere livornesi.
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Il senso del ridicolo vi invita a scoprire il programma dell'edizione 2019
Conferenza stampa - giovedì 25 luglio
alle ore 11.30 a Firenze presso la Sala del Gonfalone - Palazzo del Pegaso
alle ore 18.00 a Livorno presso la Sala L. Cappiello - Fondazione Livorno